top of page

Critiche

Giorgia Botticelli predilige la materia nella creazione delle proprie opere, quasi a voler esercitare il proprio “potere creativo” attraverso la manipolazione plastica degli oggetti per dare vita a nuove forme, a concetti la cui rappresentazione verbale non basterebbe a identificarli. Giorgia Botticelli, in arte Gibo, ci sorprende sempre. Pur giovanissima, in pochissimi anni non è “solo” diventata pittrice accademica, ma artista creativa e poliedrica a tutto tondo che sperimenta tecniche diverse.In qualsiasi disciplina si cimenta, risulta sempre vincente anche come scultrice e scenografa, egregiamente.La sua predisposizione per le arti è innataSceglie soggetti importanti e li fa propri.Forme preponderanti che acquisiscono forza e dinamismo già dai contrasti cromatici che si accostano e si alternano al materico che non è mai prevalente inclusione ma parte stessa e primaria dell’opera in essere.Forma e sostanza, laddove una parvenza di astratto è invece un figurativo d’eccellenza, un gioco d’ intenti per far percepire all’osservatore l’immagine che “fuoriesce” da sé, preponderante; ma è solo da una certa distanza che questo “artefizio”, ci fa cogliere l’essenza di ogni suo lavoro.Le forti cromie scelte volutamente, sono solo un pretesto per trasporre su tela (o su altri supporti), materiali diversi assemblati con cura e minuzia di particolari.Puzzle d’autore che ricompongono soggetti bene identificabili come “Grandi che hanno fatto la nostra storia”: da Charlie Chaplin ad Anna Magnani, da Beethoven a Pasolini, tanto per citarne solo alcuni.Dallo spessore sia fisico che metaforico, l’artista traccia profili di personaggi che hanno lasciato tracce indelebili nella nostra cultura, ognuno con la propria peculiarità, e profonde riflessioni.Contenuti e non contenitori giacché la composizione finale risulta essere un messaggio universale, senza necessità di decodificazione alcuna.Suggestioni visive, memorie e tracce tangibili di realtà senza tempo, figure di fascino pregnanti di vivida energia che solo un’esteta di grande talento può raffigurare con si tale magnetismo.Il vigore delle sue miscellanee poi, è un complemento di un percorso che è solo l’inizio di un meritato successo già da oggi ampiamente confermato da pubblico e critica.
 
Alessandra Lupo
 
 
Versatile,scultrice e pittoscultrice con opere polimateriche Giorgia Botticelli mostra di lavorare la materia con la mano ispirata all’artista eclettica e completa.
Spazia tra opere in cui la rappresentazione è fedele e riferita a ben precisi personaggi,ad opere in cui impiega con carismatica personalità l’elaborazione della creatività.
Artista di ricerca,che applica con proprietà di linguaggio ai suoi lavori studi e vocazione,Giorgia Botticelli va iscritta tra le realtà preminenti dell’arte contemporanea.
 
Claudio Lepri
 
 
A proposito di “Le maschere di Gibo” Mostra personale di scultura e composizioni pittomateriche dell'artista Giorgia Botticelli, in arte Gibo. Dal 4 maggio al 31 maggio 2013; presso il Teatro Furio Camillo, in via Camilla,44 – Roma.Giorgia Botticelli, sotto la guida sapiente del suo maestro Salvo Maria Fortuna, è riuscita a realizzare non solo una pregevole mostra d'arte, ma anche una non facile operazione artistica che a mio giudizio non deve essere sottovalutata anche perché foriera per la giovane artista di possibili e desiderati approfondimenti – è l'inizio di un cammino.Le sue maschere non nascondono un volto. Esse sono maschere cave dove possono risuonare voci. In questo senso le maschere della Botticelli esprimono bene uno dei possibili significati etimologici della parola latina “persona” che significa appunto “maschera”.Una delle etimologie possibili del termine “persona” è stata individuata nel verbo latino personare ( per-sonare: parlare attraverso ).Ciò spiegherebbe perché questo termine indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori.Quest'ultimo aspetto ( quello delle maschere e delle voci che le attraversano e che in esse risuonano ) per molti versi interessante meriterebbe di essere approfondito dalla nostra artista. Prima di chiudere vogliamo fare qualche considerazione specifica sulle composizioni pittomateriche che si affiancano nella mostra alle maschere scolpite in terracotta patinata. Queste composizioni non sono solo pittoriche, ma vengono integrate dall'inserimento di vari materiali, soprattutto brani di stoffe pigiate e fissate sulla superficie del quadro dando l'effetto di vere e proprie incrostazioni di materia. In queste opere quello che nel volto dipinto ( il volto di quelle che oggi si chiamano “Icone pop” ) starebbe in ombra viene appunto realizzato coprendo queste campiture non col colore, ma con vario materiale, soprattutto brani di stoffa pigiati e raggomitolati. É da queste stoffe indurite - che in un primo momento si presentano al riguardante come semplici incrostazioni su di una superficie piana colorata - che di colpo emerge l'immagine ( in questo caso il volto di Pasolini o di Warhol ). In queste composizioni le ombre, rese attraverso questi interventi materici, non sono più qualcosa di negativo, un chiaroscuro adoperato per la riuscita armoniosa del tutto; tali ombre, invece, si fanno qualcosa di positivo e la materia, di cui sono fatte, si rivela nella sua magmaticità trattenuta che spesso dialoga con colori accesi dal carattere vivamente espressivo. Ma la cosa più interessante di queste opere della Botticelli sta nel processo della loro percezione e comprensione. La loro comprensione, infatti, non è separabile dalla loro percezione. Non si tratta soltanto di riconoscere nei colori e nei materiali attaccati su di una superficie questo o quel volto, questa o quella immagine. Infatti il momento decisivo dell'opera sta nel duplice processo per cui bisogna passare per arrivare a riconoscere l'immagine ( che qui è tutto fuorché essenziale, anzi l'immagine stessa è ridotta a quell'immagine stereotipata che comunemente abbiamo di Pier Paolo Pasolini o di Anna Magnani ). Un momento ( ma naturalmente i due processi sono simultanei ) è rappresentato dalla percezione dell'elemento materico del quadro prima ancora di aver riconosciuto in esso l'immagine che andrà a comporre. L'altro momento potrebbe essere definito come un chiasmo tra pieno e vuoto, un chiasmo tra positivo e negativo, per cui al riguardante il pieno si rivela come vuoto ed il vuoto si rivela come pieno. Ora il chiasmo è reso possibile dall'elemento materico, che fa e non fa parte della composizione del quadro ( esso in verità non può essere ridotto a semplice elemento compositivo come lo sono, invece, la forma ed i colori ).Ma è altrettanto vero che è proprio l'aver sperimentato il chiasmo tra vuoto e pieno, tra positivo e negativo che ci permette di cogliere in maniera più intensa quell'elemento materico in tutta la sua matericità, la quale in definitiva è irriducibile a semplice elemento compositivo del quadro.Anche da questo punto di vista, quindi, l'intuizione dell'artista non solo ci sembra buona, ma anche feconda di sviluppi.Quello che posso fare concludendo questo mio breve articolo è di esortarla a continuare il suo cammino, consapevole del rischio e del compito, senza mai smettere di mettere in questione quello che ancora oggi ci ostiniamo a chiamare arte.
 
Stefano Valente
 
 
La Scultrice Giorgia Botticelli, che usa varie tecniche di esecuzione,prevalentemente gesso alabastrino e polvere di marmo, si cala nella contemporaneità con opere di carattere simbolico,rispettando una estrema valenza estetica in espressioni scultoree ispirate alla tematica femminile.Opere Quali “Donna Velata” e “Venere di Carta” mostrano l’abilità dell’artista nel lavorare la materia e il gusto e l’estetismo che contraddistinguono gli artisti ispirati e concettuali.
 
Claudio Lepri
 
 
Osservando le opere scultoree e pittoriche di Giorgia Botticelli,artista giovanissima,ci si interroga su quali livelli potrà assurgere nella maturità,essendo artista già capace di espressioni museali. La scultura "Donna Velata",realizzata in polvere di marmo con tecnica sopraffina,unisce il gusto del classico alla contemporaneità,sposando armonie e definizioni introspettive che meritano di assurgere alla notorietà internazionale.I lavori di Giorgia Botticelli vanno iscritti tra le pagine dell'arte come meritevoli di essere "oggetto di studio" dei più qualificati addetti ai lavori e di essere presentati nei musei quale fiore all'occhiello dell'arte italiana.
             
Claudio Lepri
 
 
 
LA VITA IN SCENA: "SOGNO E FOLLIA NELLE MASCHERE DI GIBO
“…e se anche io non ci fossi, sarai tu a rappresentarmi.”
 
Nel percorso espositivo di Giorgia Botticelli, la maschera esprimono del sogno.
Nelle sue opere si cela e si svela l’istanza più intima dell’uomo che rivendica la sua identità e la sua verità, consapevole che la trappola della realtà è sempre in agguato.
Il desiderio di sognare, prigioniero della maschera, scalpita, si ribella, graffia, fino a lacerarla, finchè non trova un varco,una via di fuga nella follia.Tutte le opere dell’artista rivelano questo strappo, che simboleggia la profonda cicatrice della commedia esistenziale.
I riflettori di Giorgia Botticelli, non sono puntati sull’antico metro del Bello, ma sull’espressione onirica della follia, dell’estro imprevedibile, che illumina e trova soluzioni invisibili.
L’esposizione ci presenta un vero e proprio affresco dell’umanità, attraverso la rivisitazione di personaggi storici come nella sezione “Omaggio a….Beethoven, Picasso,Totò, Pasolini”,dove emergono sensazioni che vanno dall’inquietudine profonda al tragico sarcasmo, espressioni di un disagio esistenziale mai risolto.
L’artista sperimenta nuove formule, attraverso la tecnica della terracotta patinata e composizioni polimateriche, per dare una voce intensa , cupa e profonda alle emozioni e ai sentimenti come nelle maschere, “La paura”, “Il dolore”,”L’ambiguità”.In questo teatro della vita, messo in scena dall’arte di Gibo, sale sul palcoscenico, l’offesa più grande subìta dalle donne: “Il femminicidio”.
Testimone dolorosa e disperata di un tragico destino di morte, questa maschera, richiama l’ineluttabilità della crudeltà dell’uomo che si abbatte sulla grazia sottile della donna. Solo una lacrima, pietosa, culla il volto di lei. La vita non aspetta…. La maschera si.
 
 
Rosa Traversi
 
 
 
 
 
 
 
 
bottom of page